Si definisce curioso Paolo Metaldi e come fonte di ispirazione del suo lavoro cita la lettura di libri e riviste, i viaggi, le mostre e anche la progettazione giapponese di cui ammira le forme essenziali e pulite. Parliamo di un designer di successo, che nonostante la giovane età può già vantare una corposa collaborazione con aziende soprattutto del settore tavola e cucina, una predilezione che argomenta con queste parole:
«Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, dove aziende come Alessi, Bialetti, Lagostina hanno messo radici sulle rive dei fiumi locali. Così, i miei primi acquisti da studente a Milano sono stati i prodotti di Alessi che hanno fortemente influenzato i miei gusti e la mia inclinazione professionale. Trovo che il mondo della tavola abbia la capacità di stupire anche con un piccolo prodotto o una minima innovazione, penso ad esempio all’umile schiaccianoci. In questo universo si possono realizzare piccole architetture da tavola e costruire la propria città ideale. Inoltre mi piace ragionare sull’incredibile varietà dei materiali a disposizione e sulle loro potenzialità espressive».
A proposito di nuovi materiali, inevitabile chiedere a Paolo Metaldi un parere sul tema della ecosostenibilità: «I nuovi materiali – ci spiega – devono far parte del futuro della tavola. La plastica non va demonizzata, poiché è economica e altamente riciclabile, ma negli ultimi anni i materiali naturali, organici e riciclati stanno colmando la sete di “innovazione”delle aziende. Questo non deve essere un trend, una moda, ma un ambito su cui investire e trovare soluzioni concrete che integrino la funzionalità con l’innovazione, l’artigianato con la sperimentazione, sinergie che solo le tecnologie di oggi possono supportare. Credo che ad ogni buon prodotto corrispondano pochi materiali adatti, al di là delle mode del momento. Non bisogna necessariamente inventare cose, ma portare soluzioni, facendo ricerca. La stampa 3D, ad esempio, è un settore interessante, è una modalità espressiva democratica che consente, di essere artigiano e produttore. Ma tornando al tema della sostenibilità direi che essa non è più una scelta, ma una necessità. Penso però che noi designer siamo solo gli interpreti finali di un processo molto più strutturato. Con i nostri prodotti possiamo in pratica lanciare un messaggio che si spera raggiunga il maggior numero di persone possibile».
Nell’universo della tavola, l’introduzione di nuovi materiali va di pari passo con l’evoluzione degli stili di vita. Ciò pone al progettista la necessità di comprendere l’approccio a questo mondo delle nuove generazioni e di soddisfarne i bisogni e le aspettative. Chiediamo al nostro interlocutore in che modo. «Credo che il bisogno di convivialità non sia finito anche se i tempi con cui si consuma un pasto sono cambiati. Da un lato sembrerebbe esserci meno attenzione nei confronti del piacere di gustare con lentezza un pranzo in compagnia, dall’altro, in questo periodo di chiusura forzata, la preparazione dei cibi “home-made”, la cura dell’impiattamento e alcune tipologie di prodotto – influenzate anche dalle trasmissioni televisive e dai social – sono tornate a popolare le nostre case, quasi diventate dei “ristoranti privati”».
«I servizi tavola – conclude Metaldi – sono tra i prodotti maggiormente richiesti: colorati, provocatori… Sta ritornando la passione per il decoro, quindi è proprio vero che in questo periodo, come scrive Cinzia Pagni, “l’ornamento non è più un delitto”. Parlo anche per esperienza personale, con marchi quali Viceversa ed Excelsa di cui sono design manager, ho investito molto sul versante estetico del prodotto e devo dire che questa scelta sta dando molte soddisfazioni».