Il tessuto spugna: quale, come, perché?

Prezzi, dimensioni e tipologie differenziate

Salviette, asciugamani, teli, teli mare e accappatoi: sembra una selva di forme e misure, ma la realtà è meno complicata dell’esposizione. L’accappatoio è praticamente un capo spalla quindi vive una sua dinamica a parte, ma i vari asciugamani e teli sono similari e le misure sono sostanzialmente 4 o 5 in Europa, con poche variazioni. Partiamo dal più piccolo, l’ospitino o lavetta, è mediamente un quadrato di 30 centimetri di lato e ha un uso tipicamente femminile per struccarsi. L’ospite (l’asciugamano per bidet) va dai 35/40 centimetri per 50/60; il medio – per le mani e il viso – dai 50/65 per 100/110 centimetri; il telo doccia (valido anche per l’uso in palestra o in generale sportivo) viaggia tra gli 80 e i 90 centimetri di larghezza per 150 di lunghezza; il telo bagno (un tempo anche definito “lenzuolo bagno”, oggi chiamato “maxi”) è normalmente largo 120 e lungo 160/170 centimetri. Queste ultime due misure corrispondono anche a quelle dei teli mare, di norma molto decorati e sovente a lavorazione cimata.

Le dimensioni però non ne qualificano la qualità mentre il peso è un valore determinante. Parliamoci chiaro: meno la spugna di puro cotone pesa, meno ha valore. Non ci sono eccezioni a questa regola. Del resto basta fare un semplicissimo esperimento: prendete qualsiasi asciugamano, se lo mettete in controluce e vedete filtrare dalla trama tessile sappiate che avete in mano una spugna di qualità bassa: asciugherà meno e durerà ben poco. Dunque il peso vale la qualità per questo tipo di prodotto: diciamo che prodotti dai 300 grammi al metro quadro in su possono essere considerati di valore; ma se volete la garanzia di comprare un prodotto di ottima qualità cercate le spugne da 500 grammi al metro quadro. Ovviamente il prezzo sarà più alto. Comunque il “range” standard è facilmente identificabile: la classicissima “coppia” (ovvero ospite + medio) viaggia tra i 15 e i 30 euro; un telo doccia si muove tra i 22 e 38 euro mentre l’accappatoio – per il quale il fattore moda vale ben di più – parte dai 50 euro per raggiungere e magari superare in caso di griffe o quant’altro i 150 euro.

Con dinamiche di prezzo un po’ superiori si possono poi acquistare i prodotti delle linee naturali (cotoni biologici ed ecocompatibili di solito certificati: la certificazione più seria è l’Oeko-Tex Standard 100 – Fiducia nel Tessile) oppure le mischie con fibre più raffinate, di solito lino e canapa. Nel caso delle materie “bio” la scelta può essere giustificata non solo dalla sensibilità al tema ma, per esempio, nell’uso per i bambini, dalla volontà di essere di fronte a prodotti “certamente” non trattati con processi chimici; mentre nel caso delle mischie o delle composizioni pure più ricercate si tratta di piacere personale: il lino è senz’altro meno morbido del cotone, ma l’estimatore di tale fibra certo non se ne fa un problema. Ci sono poi alcune collezioni che utilizzato fibre davvero particolari: per esempio la fibra di legno o cellulosa che, contrariamente a ciò che si può, sono di straordinaria morbidezza e caratterizzate da una lucentezza simile alla seta.

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