Piccolo è bello ed efficiente

Una famiglia tessile che affonda le radici nella sontuosa epopea serica del sito di San Leucio ma che nell’ultimo decennio ha dovuto affrontare le difficoltà di un mercato del tessuto in seta in grave crisi. La conseguente chiusura dell’attività e poi la coraggiosa ripartenza basata su una salutare analisi delle proprie possibilità e delle corrette dimensioni aziendali. Così una sorta di ritorno alle origini dell’artigianalità più fine ha permesso alla Alois Tessitura Serica di risalire la china e affrontare con successo un rilancio fatto di perizia, qualità e servizio. La ricetta che descrive il mestiere dell’imprenditore è un delicato equilibrio tra molti ingredienti che devono essere perfettamente dosati tra loro per ottenere, e mantenere, il successo nel trascorrere degli eventi. Voglia di rischiare, acume, preparazione professionale, capacità di gestire i rapporti umani, visione industriale e commerciale e anche una buona dose di caparbietà.

 

Quest’ultimo però è un ingrediente pericoloso se non è ben amalgamato con una certa quantità di autocritica, ovvero di capacità di analizzare errori e situazioni contingenti per operare i dovuti aggiustamenti alla propria attività. In termini comuni si chiama umiltà. Certo non si deve esagerare con l’umiltà, altrimenti non si rischia mai e si diventa inattivi, però la mancanza di capacità critica porta al disastro, all’”effetto Dio”, alla sopravalutazione delle proprie possibilità. L’incontro con la realtà casertana di Alois, oltre al piacere di gustare una collezione di tessuti di rara bellezza, ci ha permesso proprio di verificare quanto sia utile l’esercizio dell’analisi critica del contesto, delle proprie azioni e delle situazioni. Giovanni Alois, e il figlio Bernardo, sono le due generazioni ancora attive di una famiglia che nel tessile affonda la sua storia ultracentenaria (il capostipite la fondò nel 1885), strettamente connessa con l’epopea visionaria del distretto di San Leucio, quella sorta di città ideale voluta da Ferdinando IV di Borbone. Una tessitura serica molto conosciuta e imponente – raggiunse e superò i duecento dipendenti - che, dopo le difficoltà dei primi anni 2000, è ripartita nel 2005 grazie alla volontà appunto di Giovanni Alois.

Agili, rapidi ed efficienti

Giovanni Alois con il figlio Bernardo

Immutata la qualità delle collezioni, la capacità d’interpretare anche in chiave molto moderna l’esperienza tessile acquisita in un filo storico lunghissimo, ciò che però balza subito all’occhio della Alois Tessitura Serica è un’organizzazione aziendale e una dimensione agile e contenuta, al massimo dell’efficienza e dell’affidabilità. «Le grandi riflessioni che abbiamo fatto prima di rilanciare la nostra attività – spiega Giovanni Alois – sono partite dalla presa di coscienza che un’impresa tessile del nostro genere deve tornare a una dimensione mediata tra l’artigianato di alta fascia e la piccola industria. Deve cioè mettere a disposizione del cliente tutta la perizia e la disponibilità del lavoro manuale, un contatto diretto e umano in grado di stabilire un rapporto di vera fiducia e la capacità di costruire una rete di competenze industriali non inchiodate dalle rigidità dell’industria di media e grande dimensione. Soprattutto nella selva burocratica italiana. Sono assolutamente convinto che il tessile d’arredamento abbia ancora un futuro nel nostro Paese, ma è un “domani” che si troverà nel servizio e nella capacità di creare un prodotto davvero “tailor-made” per ciascun cliente. Ecco perché la dimensione quasi artigianale è quella che ritengo più adeguata. La dimostrazione che si tratta di un ragionamento valido sta nell’evoluzione della nostra azienda da quando, nel 2005, siamo ripartiti. Lo scorso anno abbiamo inaugurato il nuovo capannone di proprietà a Capua, a pochi chilometri da San Leucio. Duemila metri quadrati d’impianto con 14 telai jacquard nuovi di zecca e 26 addetti in operatività piena. La parte organizzativa tecnica e di produzione seguita da me  e da un team di collaboratori giovani informatici ed esperti di design creativo e quella  commerciale è seguita da mio figlio Bernardo . Insomma una struttura contenuta ed efficiente che mi permette di garantire la consegna ovunque in quattro settimane per ordini in stock ma, soprattutto, di essere a fianco del cliente nello studio e nella progettazione delle collezione con tutte le prove necessarie e tutte le campionature del caso».

Dal casertano al mondo intero

Oggi l’impresa Alois può esibire una vocazione esportativa a tutto tondo. Pressoché l’intero fatturato è costituito dall’esportazione (siamo nell’ordine del 98%) ed è rivolto verso una clientela di editori tessili provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Russia, solo per citare i mercati più importanti. Una clientela internazionale seguita e gestita senza una rete vendita direttamente dal titolare e dal figlio: «Una delle caratteristiche più importanti del nostro lavoro – continua Giovanni Alois – è la capacità di seguire il nostro cliente nel processo creativo. Per fare ciò è indispensabile un rapporto diretto e continuo. Può sembrare faticoso e antiquato ma è uno degli aspetti più importanti che qualificano la nostra professionalità. Il settore del tessile nel nostro distretto ha perso negli ultimi anni qualcosa come tre quarti degli addetti: siamo passati da circa duemila presenze a cinquecento scarsi. Questa deindustrializzazione è stata pesantissima, ma il compito di noi imprenditori è di guardare alla situazione cercando le giuste soluzioni per ridare fiato alla produzione. Io mi sono convinto che una razionale ed efficace riduzione delle dimensioni aziendali, senza cedere nulla in termini di qualità, anzi, investendo e sviluppando la capacità di ricerca e di servizio, è l’unica soluzione per concorrere sul mercato internazionale con qualche possibilità di successo. Si tratta di recuperare le nostre eccellenze, liberandole, ove possibile, dalle rigidità di una dimensione aziendale troppo onerosa e difficile da gestire. In una battuta si potrebbe dire “piccolo è bello”».

Recuperare la dimensione artigiana del lavoro non ha significato però per Alois Tessitura Serica perdere il contatto con l’innovazione di prodotto, di processo e di materia. L’azienda ha una matrice storica dedicata alla seta ma l’attuale produzione spazia ben oltre, suddividendo l’intera collezione “fifty-fifty” tra linee di tessuti in seta e altre soluzioni di filati: l’estensione verso altri mondi materici significa esplorare le possibilità delle varie mischie di fili e materie specializzate come il Trevira Cs per l’antifiamma o le mischie con viscose trattate per rendere una perfetta lavabilità in acqua. Un lavoro di ricerca che nell’impresa di Capua viene svolto in proprio o con l’ausilio del Centro Tessile di Como. Anche lo stile si è declinato in più indirizzi abbandonando la monotematicità del classico in favore di una molteplice interpretazione del decoro, argomento indispensabile per seguire le esigenze dell’editoria tessile e degli architetti. Tuttavia il vero plus che l’impresa mette a disposizione del mercato è la validità di un patrimonio creativo che s’integra perfettamente nel dialogo col committente per diventare poi, una volta realizzato il progetto – la garanzia dello stock anche per quantitativi minimi: «Noi siamo in grado di realizzare forniture anche solo di quaranta metri per le campionature in stock – dice Giovanni Alois – ciò significa un grado di servizio davvero alto. Per farle solo un esempio parliamo di seta: in magazzino abbiamo 2/3 chili di filato per ciascuno degli oltre duecento colori che abbiamo in cartella. Siamo quindi in grado e con rapidità di soddisfare ogni esigenza. Il nostro investimento siamo stati molto attenti a diversificarlo. Questo significa che il rinnovamento degli impianti è indispensabile, così come quello nel processo di ricerca, però investire significa anche produrre le campionature gratuite per il cliente mentre siamo in fase progettuale e ciò avviene anche grazie a un fitto rapporto che abbiamo sviluppato con le tintorie nostre partner. È la rete di competenze di cui parlavo prima. Un sistema di collaborazione che si basa sulle realtà industriali ma anche sui singoli. Abbiamo 26 addetti come dicevo, ma se c’è necessità io posso aumentare la produzione inserendo un terzo turno e usufruendo per un tempo limitato di personale con contratto a termine ma certa professionalità. Questo è il limite dimensionale che ci siamo dati. Preferiamo fare meglio quello che sappiamo far bene, senza rischiare passi troppo lunghi e avventurosi. È un approccio che ci ha portato grandi vantaggi e clienti nuovi: il fronte del futuro è certamente nella ricerca e nelle materie innovative, ma l’esplorazione delle possibili soluzioni l’editoria tessile preferisce farlo con imprese di cui ha la massima fiducia. La nostra concretezza e il razionalismo strategico che abbiamo dimostrato in questa nuova esperienza ci ha garantito tale fiducia. Le faccio ancora un esempio. Il momento fieristico per noi è molto importante dato che non abbiamo rete vendita. Noi ci presentiamo nei “fuori salone” di Proposte con almeno 20/25 linee nuove composte ciascuna di 6/7 disegni coordinati. Uno sforzo molto ampio, ma il prodotto e la creazione è solo l’ultimo anello di un processo di convincimento del cliente che passa prima di tutto dalla dimostrazione delle nostre efficienze. Chiaro che poi una parte la gioca anche l’appartenenza a un distretto storico come quello serico leuciano: San Leucio è ancora un marchio di garanzia riconosciuto in tutto il mondo e nessun competitor asiatico potrà annullare un gap del genere».

 

 

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