Il valore della concretezza

Da sinistra: Luca Farhanghi, il padre Shahrokh e il fratello Nicola

Si dice sempre che il tessuto industriale italiano è formato da una galassia di piccole e medie imprese che, lontano dalla ribalta dei media, tirano avanti l’economia nazionale. Li agitiamo come dei totem ma poi se parla sempre poco. Eccola invece qui un’azienda campione di tal schieramento: Lodetex, nata nell’immediato dopoguerra a Busto Arsizio, al centro di quel vulcanico distretto tessile lombardo, è oggi un’impresa solida e ben strutturata che esporta la quasi totalità della propria produzione verso una clientela di editori tessili che rappresenta la crème mondiale del settore. Se non è eccellenza questa...

Ragionando per iperbole forse ci vorrebbe un “textile pride” italiano a celebrazione di una filiera industriale di cui pochissimi parlano e che invece resiste, cresce e si afferma, nonostante lo stato pressoché comatoso della nostra economia e del progetto manifatturiero nazionale. Un “textile pride” nel quale celebrare quelle tante realtà produttive che, quotidianamente e nell’ombra rispetto al consumatore finale, fanno apprezzare in ogni parte del mondo il valore dell’industria tessile italiana. Non sono Prada o Armani, non battono le passerelle luccicanti della moda, non catturano i titoli delle testate economiche con eclatanti acquisizioni e bilanci con crescite a doppia cifra, eppure sono l’essenza di una rete di eccellenza che ha permesso al nostro tessile – e, segnatamente proprio quello d’arredamento – di essere solidamente in campo anche in questo terribile momento.

Non bisogna nascondersi dietro a un dito, e quindi non si deve dimenticare che, purtroppo, tante sono le imprese che hanno chiuso i battenti, che non hanno retto alla complessità attuale ma, allo stesso tempo, non si deve nel modo più assoluto lasciarsi andare alla negativa ineluttabilità del fato. Non è questione di ottimismo o fede. Ci sono fattori concreti e precisi che dimostrano che “è possibile”: possibile mantenere una filiera attiva e vincente nei confronti della concorrenza internazionale, possibile realizzare utili, possibile aprire nuovi mercati nel ruolo di leader produttori di un tessile di qualità. Eccovi un esempio: ce lo racconta Luca Farhanghi, rappresentante – assieme al fratello Nicola – della terza generazione d’imprenditori tessili titolari di Lodetex, azienda lombarda di matrice tendaggista vocata appunto all’esaltazione della maestria italiana di settore nel mondo.

Understatement d’eccellenza

La storia e l’attualità di Lodetex – rispetto alla “normale” cronaca nazionale – sembra giungere da un altro pianeta. È fatta di scelte azzeccate nel momento giusto, di attente strategie di espansione, di solidi rapporti con la clientela, eppure non è avulsa dal tessuto industriale del territorio. Tutt’altro. Come Luca Farhanghi ci ha spiegato, il successo dell’impresa non può essere slegato dall’essere al centro di un distretto tessile di gran qualità come quello varesotto/comasco – Lodetex è a Busto Arsizio – e proprio le difficoltà in cui versano i distretti produttivi italiani è una delle principali preoccupazioni dell’imprenditore. Avere vicini grandi specialisti in ogni passaggio della filiera di realizzazione di un tessuto è uno dei motivi che hanno facilitato la nascita, nell’immediato Dopoguerra, di questa impresa per volontà di Giuseppe Lodeville, nonno degli attuali manager. Lodetex nasce come il più classico dei converter, ma già nel 1974 avviene la prima trasformazione: da converter a tessitura vera e propria grazie alla “visione” di Shahrokh Farhanghi, genero del fondatore e seconda generazione di titolari dell’impresa. A questo radicale cambio di prospettiva industriale segue – attorno al 1995 – un’altra evoluzione sostanziale: si passa dalla produzione di grandi volumi tessili a una vocazione più sofisticata ed esclusiva, rivolgendosi a una clientela di editori tessili di fascia superiore. Una scommessa difficile – come sottolinea Luca Farhanghi – perché cambiare la percezione qualitativa di un brand e delle sue collezioni, seppur a diffusione specialistica e non di massa, è un’operazione complicata e molto lunga. Nonostante ciò la scelta strategica paga, il cambio di clientela è totale e le collezioni (in massima parte di tendaggio) proposte da Lodetex guadagnano i favori della clientela internazionale a cui si rivolgono. E si arriva alla fine degli anni 90, con l’ingresso in azienda dei nipoti – Luca e Nicola – e, alla svolta del 2000 concretizzata in una nuova sede, nuovi impianti produttivi (il rinnovamento della sala telai con una cinquantina di macchine jacquard e ratiere) e una fase espansiva, dal 2000 al 2006, di grande soddisfazione. Si giunge così all’attualità, costruita sulla base di risultati solidi e programmi di valore. Oggi Lodetex è un’azienda che esibisce, nel suo perimetro dimensionale, una struttura forte e una strategia ben delineata. Una strategia che colpisce per essere molto concreta e adeguata al presente, ma anche orientata ad anticipare l’evoluzione futura del mercato al fine di guidarla e non subirla. «Nel 2012 abbiamo pianificato un importante investimento – ci spiega Luca Farhanghi – per espandere nell’ambito della nobilitazione e finitura la nostra capacità produttiva. Un investimento di notevole per le nostre dimensioni imprenditoriali, ma indispensabile per mantenere il controllo di una filiera produttiva di qualità e garanzia. Del resto la chiave del nostro successo nei confronti della clientela sta proprio nella capacità di rispondere “just in time” e in continuo alle richieste di novità. Per noi produzione e creatività sono fattori indissolubili: non è un caso che, perennemente, tre o quattro telai della nostra sala produzione sono adibiti alla realizzazione di prove e campionature. Il tempo delle presentazioni di collezione calendarizzate un paio di volte all’anno è scomparso del tutto, oggi il processo creativo non ha soste e oltre a essere continuo deve garantire rapidità e serietà. In una settimana siamo in grado di fornire un campione al cliente e la garanzia sulle esclusive e sulla riservatezza è una componente conseguente».

In Lodetex su un complesso di trentacinque addetti, otto fanno parte del team creativo (cinque con compito di designer operanti su quattro postazioni CAD complete che permettono di passare dallo schizzo/bozza alla messa su carta in linguaggio macchina per il telaio) e tredici fra tutti gli addetti sono ad alto grado d’istruzione (laureati in ingegneria tessile o periti). Questo quadro molto qualificato delle risorse umane dell’azienda di Busto Arsizio rende chiaro quale sia il futuro per l’azienda tessile: specializzazione, competenza e valore aggiunto. Il tutto senza pubblicità e senza visibilità, costruendo la propria promozione solo sulla prova dell’affidabilità e dell’efficienza. Una sorta di braccio creativo/produttivo al servizio dell’editoria tessile che, invece, fa dell’immagine e della visibilità il suo valore trainante.

 

Creazione e produzione nei linguaggi del mondo

Lodetex è formata da un gruppo tutto sommato ristretto di persone: insomma siamo di fronte a un’impresa tipicamente media per dimensioni nel panorama nazionale. Eppure rappresenta un concentrato di qualità che in molti altri settori potrebbe essere preso a esempio (alla faccia del “tessile maturo e sorpassato”). Questa impresa esporta il 95% della sua produzione, operando in Europa, Usa e Giappone e scaldando i motori per i nuovi mercati in Asia e Sudamerica. Parla, stilisticamente, il linguaggio del mondo, proponendo linee di tendaggio capaci di far innamorare l’editore tessile olandese come quello giapponese, il “quadrato” tedesco o “l’emotivo” americano. E tutto questo nel mondo del tendaggio, ovvero in un campo tessile nel quale è indispensabile muoversi e aggiornarsi in continuazione. Il tendaggio è una sfera complicata e affaticante, nella quale il tessuto di successo non si crea solo con una buona sala telai: lo studio e la ricerca di nuove materie tessili, l’applicazione di rigorosi dettati tecnici per l’ambito del contract, obbligano chi opera nel campo a non prendersi mai pause. Non solo. Il magazzino delle materie prime, se si vuole rispondere con rapidità alle richieste del cliente, deve essere ingente e, soprattutto, d’avanguardia. Ecco che allora poter esibire caratteri di esclusività, come la capacità di realizzare con tessuti flame retardant mani talmente morbide e sofisticate da rendere le linee che le riportano applicabili e proponibili anche all’ambito residenziale, oppure la messa in funzione di una macchina da stampa digitale in altezza da 340 centimetri (macchina che è il fulcro dell’investimento di cui parlavamo prima e che non ha eguali in Italia), diventano i biglietti da visita più sostanziosi per presentarsi ai nuovi clienti o rendere ancora più stretto il rapporto con quelli esistenti. «Sulla composizione della clientela abbiamo le idee molto chiare – prosegue Farhanghi. – Noi operiamo con una cinquantina di clienti in tre continenti, e sono attualmente l’espressione massima dell’editoria tessile del mondo. Ci interessa essere per loro un punto di riferimento e per questo non serve espandere il numero dei compratori in modo non controllato. Ci teniamo molto a mantenere assoluta l’affidabilità e la riservatezza nei confronti della politica di esclusive che applichiamo, quindi nessuna corsa alla moltiplicazione della clientela. Molto interessante, invece, una saggia e progressiva strategia di penetrazione su mercati nuovi ed emergenti. Sono più di trent’anni che abbiamo cambiato la nostra “mission” dalla produzione di volumi a quella dedicata alla fascia alta ed esclusiva, per questa dobbiamo farci conoscere in tutti quei luoghi dove si può apprezzare il valore di un tessuto italiano, mantenendo l’equilibrio giusto nella costruzione della nomenclatura di clientela».

L’ultimo aspetto da trattare, vista l’occasione dell’esposizione annuale di Proposte, non poteva che riguardare le novità che arriveranno in fiera: «Il trend più evidente riguarda ancora le fibre naturali – dice Farhanghi riferendosi al campo del residenziale – mentre nell’ambito del contract il solco è confermato: la ricerca di una mano e di una risposta estetica sempre più simile - se non uguale – a quella delle materie naturali, pur utilizzando fibre come il Trevira Cs. Per noi, in ogni caso, ci sarà una grande spinta a proposte di stampa digitale poiché l’inaugurazione del nuovo reparto ha dato grande impulso a questo scenario decorativo. Inoltre, proprio le caratteristiche uniche della macchina che abbiamo preparato e messo in opera ci permette di realizzare collezioni con quantitativi davvero minimi, e quindi di rispondere anche a esigenze di micro-collezioni o test di mercato: ciò che porteremo alla rassegna di Cernobbio vorrà raccontare anche questa nostra nuova specializzazione».

 

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