Harmonic Motion, Rete dei Draghi

MacroUna coloratissima e divertente scultura tessile ludica, installata nella Hall all’aperto del Museo MACRO di Roma di Via Nizza, invita per tutto il 2014 bambini e adulti a giocare attraversandola, dondolandosi, saltando, rotolando, arrampicandosi, strisciando, appendendosi, muovendosi attraverso livelli successivi e lasciandosi penzolare sul pavimento tinto in un chiaro celeste che ricorda il cielo e il mare. E’ l’opera “Harmonic Motion, Rete dei Draghi” dell’artista giapponese Toshiko Horiuchi MacAdam, textile designer specializzata in tessuti per interni, docente di scienze tessili presso Facoltà Tessili di diverse Università giapponesi e americane che si è sempre interessata alle tecniche di ricamo e all’artigianato tessile tradizionale giapponese, traducendole in opere di Fiber Art esposte in tutto il mondo.

Durante la sua ricca carriera nel settore tessile ha sentito l’esigenza di uscire dalle Gallerie d’arte e di confrontarsi con il pubblico non specializzato, così ha fondato con il marito Charles una società per promuovere su ampia scala l’installazione delle loro sculture tessili ludiche negli spazi pubblici, con cui hanno realizzato opere destinate a diversi parchi nazionali. Per l’edizione di Enel Contemporanea 2013 l’artista ha creato insieme al marito questa grossa ragnatela manuale all’uncinetto, che acquista il suo significato nell’interazione con il pubblico, con la sua partecipazione fisica nel toccare, avvolgersi, sperimentarne la materia e lo spazio, creare un movimento, nascondersi o proteggersi. Una grande ragnatela tessile che, come osserva il curatore della mostra Francesco Bonami è “più luogo che oggetto”. L’aspetto gioioso è anche dato dalla scelta dei colori: tonalità sature di giallo sole, blu inchiostro, rosso papavero, verde bottiglia, porpora buganvillea, turchese cielo e arancio zafferano. Scrive MacAdam nella sua biografia: “Non ci dispiace che queste opere si logorino e siano destinate a essere un giorno sostituite, come tanti vecchi vestiti. L’importante è che abbiano illuminato delle vite e continuino a vivere nel ricordo».   (Renata Pompas)

 

 

 

 

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