Intervista a Omar Vulpinari – Head of Visual Communication di Fabrica

Ne abbiamo parlato con Omar Vulpinari, Head of Visual communication di Fabrica, il Centro di ricerca del Gruppo Benetton indirizzato alla comunicazione sociale e culturale, nonché una delle realtà più eclettiche del nostro panorama.

Esiste un’idea di “progettare” propria dello stile italiano?
Il valore emozionale più distintivo e più chiaramente percepito dello stile italiano è dato dal nostro concetto di “qualità creativa”. L’eccezionale qualità della nostra terra, della nostra storia e offerta turistica, della nostra cucina semplice e genuina, la qualità manifatturiera delle nostre scarpe e abiti, la qualità artigianale dei nostri mobili e quella ingegneristica delle nostre auto di lusso. L’idea di emozione più italiana è indubbiamente fatta di creatività, qualità e cultura“.

Che importanza va data alle emozioni in un percorso progettuale?
Emozioni e significati sono da considerare in relazione all’esperienza olistica. Per fare luce in uno spazio buio basta semplicemente un interruttore a muro: ma se accendo, ad esempio, la Metamorfosi di Artemide posso andare oltre, arrivando a cambiare l’ambiente attraverso il colore, e di conseguenza le mie emozioni in questo ambiente. Una lampada come la Metamorfosi ha creato un nuovo significato, non fa solo luce ma fa anche stare meglio“.

Come si tramuta questo sentimento in progetto?
Il mercato ha sempre bisogno di emozioni e significati nuovi, ha bisogno di innovazione sia radicale che incrementale. L’innovazione richiede visione a lungo termine, amore per la scoperta, coraggio, intuito, organizzazione e ricerca. Molte aziende di design italiane hanno fatto scuola in questo senso. Il progetto di successo parte da una filosofia/sentimento aziendale. Filosofia e spirito guida partono da un leader d’azienda illuminato, in grado di capire in quali strategie, designer e prodotti investire. Lo stile italiano è fatto da designer di tutto il mondo, ma i capitani d’azienda sono tutti nostrani. La trasformazione concreta e profonda avviene soprattutto per sincera coscienza sociale. Le nostre aziende di maggiore successo sono capitanate da leader che hanno veramente a cuore la società locale e globale, l’ambiente, i propri dipendenti e i clienti“.

Quanto viene percepita la parte emozionale del progetto da parte del pubblico/utente?
Se l’emozione è pertinente, nuova, positiva e motivante, viene percepita e fa del progetto un successo per l’azienda e l’utilizzatore finale“.

È possibile “vendere” all’estero questa idea di emozione?
Certamente. Ma bisogna creare nuove emozioni, non solo migliorare quelle già valide. L’Italia non può andare avanti per molto affidandosi solo alla sua forza nei settori dove conta su una lunga tradizione di successo, soprattutto quello del lusso. Per creare nuove emozioni dobbiamo investire molto di più in ricerca radicale e dirompente, a partire dalle Università. Oggi si guarda molto al “service design”, progettazione di servizi. Con lo straordinario patrimonio storico-artistico italiano che attira ogni anno milioni di turisti, i designer italiani potrebbero essere di radicale contributo all’innovazione e allo sviluppo nel settore del turismo culturale“.

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