Il cristallo Lalique incontra l’arte contemporanea

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Tavolo tattile che inscena il vaso Baccanti declinato in varie finiture ed invita il visitatore a confrontarsi con le capacità espressive del vetro e del cristallo

La cristalleria Lalique ha appena compiuto 130 anni. Per l’occasione il museo dell’azienda ha organizzato la mostra Prisme, per mettere a confronto grandi firme contemporanee con la lavorazione tradizionale del cristallo.

Vista aerea Museo Lalique

In scena dallo scorso 27 aprile le opere realizzate dai maestri artigiani della celebre manifattura, in collaborazione con una selezione di sette grandi firme internazionali del mondo delle arti visive, dell’architettura e del design.

 

 

Inaugurato nel 2011 a Wingen-sur-Moder, una cittadina dell’Alsazia, ad opera dell’architetto francese Jean-Michel Wilmotte ed realizzato a pochi passi della storica manifattura voluta da René Lalique sin dal 1888, il museo Lalique è stato recentemente completato da un estensione a cura dell’architetto ticinese Mario Botta.

Giardino interiore del Museo Lalique

L’art direction della mostra Prisme è stata curata da Silvio Denz, l’attuale CO del marchio Lalique, diventato da una decina d’anni Lalique SpA, dopo essere stato ricomprato al Gruppo Pochet, che lo aveva a sua volta acquisito ai discendenti di René Lalique nel 1991. Nel 2011 Silvio Denz ha creato la divisione Lalique Art per mettere il know-how dei propri artigiani vetrai al servizio di artisti e designer internazionali.

 

Alla fine dell’Ottocento René Lalique, gioielliere avanguardista, fù il primo a considerare il vetro come un materiale artistico a tutti gli effetti, utilizzando per plasmarlo la tecnica alla cera persa, processo millenario utilizzato per realizzare oggetti d’arte e piccole serie in bronzo. Lalique Art riprende  quindi questa tecnica sofisticata, in parallelo alle tecniche del vetro soffiato e vetro stampato, per editare delle opere dalle dimensioni e forme del tutto eccezionali; oltra a non necessitare l’elaborazione di uno stampo, questa tecnica consente infatti una maggiore libertà in termini di disegno.

La mostra Prisme dà una nuova immagine ad opere originali di Yves Klein o Rembrandt Bugatti, trasponendo dalla pittura ad opere tridimensionali il celebre IKB (international Klein blue) nelle creazioni Terra blu e Vittoria di Samotrace degli Archivi Klein o rieditando il bronzo Elefante ballerino di R. Bugatti in cristallo color ambra.

Mentre il pittore statunitense Terry Rodgers ha reinterpretato 90 anni dopo il celebre vaso Baccanti di René Lalique del 1927 per creare la serie di vasi Sirene con disegno, colori e finiture del tutto innovativi, gli architetti Zaha Hadid e Mario Botta si sono cimentati in vasi e centro tavola dalle dimensioni spettacolari e dal disegno neofuturistico che utilizza geometrie frammentate.  Dal canto suo l’artista indiano di fama internazionale Anish Kapoor ha plasmato il proprio immaginario in una lastra di vetro monumentale, mentre l’artista inglese Damien Hirst ha concepito una serie di sculture che interrogano il ciclo della vita.
Attraverso il prisma  di queste opere singolari ed eccezionali, la mostra sottolinea le straordinarie competenze della cristalleria,  lasciandoci percepire l’universo creativo di ciascuna di queste sette personalità artistiche. Tra gli sviluppi merceologici della celebre maison, organizzata da Silvio Denz i 6 divisioni – arte, profumo, gioielli, ogetti decorativi, complementi d’arredo e contract – le edizioni d’arte occupano una posizione di rilievo.

Musée Lalique 40 rue du Hochberg 67290 Wingen-sur-Moder (Francia)
Orari di apertura : in settembre, da lunedi a domenica, dalle ore 10 alle 19 :00
In ottobre e novembre, da martedi a domenica, dalle ore 10 alle 18 :00
www.musee-lalique.com

 

C’era una volta la cittadina di Wingen-sur-Moder
Inventore del gioiello moderno il cui atelier orafo era nei pressi di Parigi, René Lalique (1860 – 1945) decise di stabilire la sua manifattura dedicata alla lavorazione del vetro in una regione ricca in silice, come quella compresa tra la pianura del Reno ed il massiccio dei Vosgi.

Interno della manifattura con il cambio di uno dei 12 cocci del forno utilizzato per fondere il vetro colorato

Utilizzando la mano d’opera locale, la manifattura venne battezzata inizialmente Verrerie d’Alsace: l’abbreviazione V.D.A. è presente sulle creazioni Lalique sino al 1923, mentre verrà poi sostituita dalla firma tradizionale R. Lalique. Lalique dota la sua manifattura delle tecniche più avanzate, passando in pochi anni da 50 a 150 dipendenti.Oggi la manifattura conta circa 230 artigiani.

Nella stessa valle, sono sempre attivi gli storici marchi vetrai Saint-Louis, Meisenthal e Baccarat.

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