Da oltre trent’anni, nel pieno centro di Milano, il Laboratorio Paravicini realizza piatti e servizi da tavola in ceramica impreziositi da eleganti e originali decori.
Per saperne di più sulla filosofia creativa di questa realtà artigiana, formata esclusivamente da donne, che vanta collaborazioni con prestigiosi marchi di moda, abbiamo incontrato Margherita Medici, una delle titolari

Ph. Valentina Sommariva
Un laboratorio artigiano nel centro di Milano, la città più industrializzata d’Italia, una scelta inusuale e coraggiosa. Vuole ripercorrere le tappe principali della vostra storia?
Tutto è iniziato più di trent’anni fa grazie a mia madre, Costanza Paravicini, e a sua sorella che sono sempre state delle abilissime decoratrici. L’attività è nata un po’ per gioco e un po’ per hobby per trasformarsi poi in un vero lavoro. Alla base di tutto c’è stato l’amore di mia madre per la ceramica, un materiale che rispetto alla porcellana ha una luminosità molto più calda e accogliente e che consente una tecnica di decorazione più particolare. La ceramica, infatti, si decora sotto smalto, prima cioè del processo di vetrinatura. I primi due anni le due sorelle li hanno passati sperimentando le diverse possibilità espressive della materia, imparando questa tecnica decorativa che non è semplicissima.
Che difficoltà comporta?
Decorare la ceramica non è come disegnare su un foglio di carta liscio. I colori sono dei pigmenti quindi delle polveri che diluite nell’acqua diventano una sorta di acquarello. Quindi su una superficie porosa e ruvida come quella della ceramica grezza diventa piuttosto difficile far scorrere agevolmente un pennello per realizzare il decoro.
E una volta acquisita la tecnica come è proseguita l’attività?
Da grandi perfezioniste mia madre e mia zia hanno passato i primi due anni buttando via numerosi piatti perché non ammettevano il minimo errore. Una volta imparata la tecnica hanno cominciato a prendere delle commissioni da amici e parenti. La svolta è avvenuta quando nel 1995 hanno partecipato alla loro prima fiera, “Artigianato e palazzo” tenutasi presso il Palazzo Corsini di Firenze.

La passione di sua madre per l’artigianato deve essere stata contagiosa visto che con le sue tre figlie, lei, Benedetta e Bona, oggi lavorate tutte per il laboratorio… Cosa vi attrae di questo lavoro?
Dopo che mia zia è mancata nel 1997, mia madre è stata affiancata per una decina d’anni da una sua cara amica. Questa persona ha aiutato il laboratorio a trasformarsi in una realtà artigiana piu solida conosciuta anche all’estero. Poi quando quest’amica ha intrapreso altre strade, nel 2011 è subentrata mia sorella Benedetta che ha una formazione grafica, nel 2017 è stato il mio turno e per finire Bona che invece è arrivata 4 anni fa.
Vostra madre lavora ancora per il laboratorio o le redini dell’azienda oggi sono passate nelle vostre mani?
Mamma lavora ancora, è colei che da’ il via al processo creativo, ossia colei che mette la creazione sul piatto. Dopo questo suo fondamentale intervento la produzione può proseguire con la tecnica a stampa o con la decorazione a mano a cura delle nostre esperte decoratrici che in questi anni abbiamo formato.
Quante decoratrici lavorano per voi?
Tre curano la tecnica a stampa e due invece il dipinto a mano, dunque cinque in tutto.

In che modo nel corso degli anni il laboratorio è progredito?
Nel corso degli anni gli ordini sono molto aumentati da ogni parte del mondo (soprattutto dagli Stati Uniti). Questo anche grazie all’apertura della nostra pagina Instagram che è diventata un’utile vetrina della nostra produzione. Piano piano abbiamo cominciato ad avere sempre piu follower e la nostra notorietà è aumentata. Per questo motivo realizzare oggetti con la tecnica a mano è diventato sempre piu complicato poiché le tempistiche per soddisfare gli ordini diventavano lunghe. Da qui la decisione di sviluppare anche la tecnica a stampa.
Cosa prevede questa tecnica?
Si produce un file dal quale si sviluppa un decalco che viene applicato sui piatti. Con questa tecnica il decoro è molto più veloce di quello ottenuto con la pittura a mano. Sono stampe di altissima qualità che riproducono fedelmente la freschezza della pennellata. Tutti i piatti realizzati così sono lavabili in lavastoviglie a patto che non abbiano dettagli in oro zecchino o platino. Il decoro è protetto anche dalla vetrinatura che lo ricopre, il che rende i piatti utilizzabili tutti i giorni e non solo nelle occasioni speciali.
Ovviamente eseguiamo ancora anche la decorazione a mano perché non tutto si può riprodurre a stampa. Qualche colore infatti non ha quella brillantezza tipica del colore naturale.
Oltre a queste due modalità produttive ve ne è una terza detta tecnica mista. Essa prevede che i piatti realizzati a stampa abbiano delle parti dipinte a mano. In genere la si utilizza quando determinati colori sono privi di quella lucentezza che avrebbero dovuto avere.

La particolarità dei decori caratterizza l’identità del Laboratorio Paravicini. I vostri sono decori molto particolari che raccontano un mondo onirico che ha le sue radici nella tradizione senza rinunciare tuttavia a gettare un ponte verso la contemporaneità… Vuol parlarmene?
Come dice giustamente, i nostri sono decori che si ispirano a decorazioni del passato perché la tradizione della ceramica in Italia è molto lunga e gloriosa, ma ad attrarre la nostra attenzione sono anche decori extraeuropei, orientali ad esempio, che vengono interpretati in una chiave piu moderna per evitare quell’effetto che definirei “piatto della nonna”. Ogni cosa può essere una fruttuosa fonte di ispirazione. L’effetto dei nostri piatti sulla tavola dipende anche molto dalla mise en place. Ossia anche piatti dal sapore tradizionale, se accompagnati da tovaglie e da bicchieri dal gusto un po’ piu contemporaneo, possono acquistare un diverso significato, possono fare un altro effetto insomma. Proprio perché le fonti di ispirazione sono diverse non c’è un decoro particolare che rappresenta l’identità del Laboratorio. Una preziosa fonte di ispirazione possono essere anche i clienti che ci portano degli elementi che noi poi rielaboriamo secondo la nostra sensibilità dando magari vita a una collezione.
Comunque, non lavoriamo mai per terzi, se qualcuno ci porta un decoro fatto e finito da utilizzare non lo riproduciamo. Accettiamo l’input esterno ma il nostro intervento creativo rimane fondamentale.
Qual è il fascino che il fatto a mano è in grado di esercitare sulle giovani generazioni?
Sarebbe un peccato interrompere un’attività iniziata da nostra madre, quindi ci fa piacere portare avanti la tradizione cercando di innovarla. La stampa digitale in questo ci supporta, così come ci aiutano le nostre decoratrici che hanno un’abilità particolare. Per quanto mi riguarda mi sono innamorata di questo lavoro perché è sempre molto vario, ti permette di creare ogni giorno cose nuove e di entrare in contatto con clienti e realtà molto prestigiose. Quest’anno abbiamo creato una linea per Louis Vuitton, una collaborazione che ci rende molto orgogliose perché significa che il laboratorio è riuscito a entrare anche nel mondo del super lusso.
Se non sbaglio in passato avete collaborato anche con Dior…
Sì, è successo nel 2016-2017. Per loro abbiamo realizzato anche una collezione. A questi due prestigiosi brand se ne aggiungono altri sempre del mondo della moda che però preferiscono non essere citati.
Quando collaborate con questi brand che si caratterizzano per una identità molto forte, fino a che punto riuscite a spingere la vostra creatività? Come avviene la collaborazione?
Ci viene proposto un tema che poi sviluppiamo secondo il nostro gusto. In genere sono sempre dei decori apprezzati fin dal primo campione. Qualcosa si può modificare strada facendo, ma l’idea e la creazione sono tutte nostre.
Sono collezioni con doppia firma e il rapporto prevede un’esclusività di collaborazione, nel senso che noi ci impegnamo a non vendere nel nostro laboratorio i piatti di Louis Vuitton. Viene però comunicato che i decori e il prodotto sono a cura del Laboratorio Paravicini. In passato abbiamo collaborato con marchi come “white label”, cioè non firmando le collezioni, ma ora non ci interessa più. Anche se stimolante, in alcuni casi non è in effetti una collaborazione semplice. In un laboratorio come il nostro non sempre tutto è perfetto, ossia a volte possono esserci dei difetti, una cosa tra l’altro che fa parte della pratica artigiana, del fatto a mano. Nel senso che il difetto in qualche modo certifica l’unicità del prodotto. Questa filosofia però non è contemplata da molti marchi del lusso per i quali il difetto è solo un’imperfezione da correggere.

Vede un ritorno di interesse nei confronti dell’artigianato?
Sì, assolutamente, anche se trovo che il settore dovrebbe essere un po’ piu sostenuto dal Governo. Mantenere in vita piccole attività artigianali non è semplice, non a caso molte realtà e tradizioni della ceramica sono scomparse. In Lombardia, nel lodigiano e a Laveno c’era una produzione di eccellenza che oggi non esiste più. Per fortuna qualcosa continua nel Veneto… Poi c è stata anche l’invasione della produzione cinese e questo decisamente non ha aiutato…
Che articoli comprende la vostra produzione?
Principalmente piatti, da utilizzare in tavola ma anche da appendere al muro come elementi decorativi. Realizziamo anche una linea breakfast che comprende tazze da caffè. Si tratta di una collezione piuttosto delicata poiché la nostra è una ceramica molto sottile, non è la classica ceramica spessa che si trova nel resto d’Italia. Abbiamo voluto forzarla, ossia renderla più sottile perché diventasse più elegante. I nostri decori, infatti, su una ceramica dallo spessore tradizionale perderebbero quell’eleganza che li caratterizza. Le tazze come detto, sono molto delicate quindi preferiamo produrne poche, avvisando i nostri clienti della loro fragilità.
Qual è l’idea di tavola del Laboratorio Paravicini?
Ci piace stupire chi si siede a tavola per passare momenti di convivialità. Il nostro fine è quello di contribuire a creare un’atmosfera accogliente per i commensali. Grazie alle nostre diverse collezioni l’atmosfera può essere estremamente elegante oppure anche informale e giocosa.
I piatti però, come già detto, sono solo un elemento della mise en place della tavola che viene allestita con molto altro, così la combinazione con posate, bicchieri e tovaglie particolari può creare originali atmosfere.
Voi offrite un servizio personalizzato, quanto è importante oggi il “tailor made”?
È bello per chi acquista i nostri prodotti sapere di avere un oggetto proprio non solo nel senso del possesso, che è scontato, ma proprio nel senso che tale oggetto riflette totalmente la personalità di chi lo possiede. Il disegno lo facciamo noi, magari anche con qualche suggerimento del cliente. Ma, ad esempio, avere anche le iniziali del nome della persona sul piatto rende subito il prodotto speciale e dedicato. Chi arriva nel nostro laboratorio cerca qualcosa di un po’ esclusivo e noi siamo pronti a offrirglielo.
Per concludere scelga tre aggettivi che descrivano l’identità del Laboratorio Paravicini.
Raffinatezza, cura artigiana, che significa minuziosa cura del dettaglio, e creatività.
Laboratorio Paravicini
Inaugurato oltre trent’anni fa da Costanza Paravicini, il Laboratorio Paravicini si trova in via Nerino 8, in un cortile nascosto nel centro storico di Milano.
In questo luogo, vera e propria Wunderkammer dedicata agli amanti del dipinto a mano e della ceramica, nascono innumerevoli servizi per la tavola impreziositi da decori realizzati a mano e da stampe dalle più svariate fantasie. Protagonisti dei servizi di piatti sono mondi onirici ed esotici popolati da serpenti, giocolieri, mongolfiere, calligrafie e monogrammi. Disegni contemporanei convivono con ispirazioni classiche in un gioco di rimandi e citazioni che dà vita
a suggestioni poetiche. Una produzione che nel tempo è sempre cresciuta, ma che ha saputo mantenere
la sua particolare dimensione artigianale.

