Cura e domesticità al femminile. Intervista a Paula Andrea Callejas, designer di gioiell

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Un elemento chiave in termini di domesticità “al femminile” è la rilevanza delle ritualità, soprattutto quelle che riguardano la dimensione della bellezza, della salute, e quella alimentare, che aiutano a dare un ritmo alla vita, valorizzandola e accompagnandola con cura nei dettagli. Ne discutiamo con Paula Andrea Callejas, designer di gioielli.

Iniziamo a parlare di te…

Sono colombiana, vivo a Milano da 20 anni, insegno in una scuola di design nella sezione internazionale, sono sposata con un inglese, quindi il risultato delle mie attività non è altro che la rappresentazione di un bagaglio interculturale.

Anche nel mio marchio Minrl, creato insieme a mio marito, ogni gioiello che progettiamo e sviluppiamo nel nostro laboratorio, rappresenta un insieme di idee, dalla ispirazione al modo di produrre in maniera artigianale ma anche con tecniche di lavorazione digitali. L’influenza delle nostre esperienze culturali si riflette in tutto ciò che creiamo.

Nell’attuale settore del food e della cucina, cosa ti colpisce?

La consapevolezza: non possiamo più far finta di non conoscere cosa mangiamo – se ci fa bene o male – e, tanto meno, se facciamo del bene o del male con le nostre scelte alimentari. Spero che tutta l’informazione che ci circonda ci porti a un maggiore equilibrio con il nostro pianeta.

Pensando alla tua casa, qual è la stanza che preferisci e perché?

Ho una cucina/soggiorno molto piccola, ma è lo spazio più accogliente della casa: è il punto di partenza e di arrivo di ogni giornata, dalla colazione alla tazza di tè caldo dopo una giornata di lavoro, senza tralasciare i pranzi con gli amici e le cene di ogni giorno. La cucina, per me, è il cuore della casa.

Ti piace cucinare? Pensando al ruolo degli strumenti per il cucinare e gli oggetti per la tavola cosa scegli?

Ho iniziato a cucinare per necessità e, dovendo farlo ogni giorno, ho deciso di farlo bene, imparando ricette, sperimentando ingredienti per condividere i piatti delle mie origini. Nella mia piccola cucina deve esserci ordine e gerarchia, tutti gli attrezzi al loro posto: il cuoco ai fornelli e gli ospiti a chiacchierare o aiutare ma a dovuta distanza. A tavola tutti dobbiamo godere, quindi, ci sediamo e mangiamo insieme. La regola dell’uguaglianza vale anche per piatti, bicchieri e posate, mi piacciono rigorosamente uguali per tutti e molto neutri, perché gli ingredienti scelti e l’impegno per preparare i pasti sono quelli che fanno mostra di sé, non i colori e le decorazioni del tableware.

Quando per te si parla di cucina “al femminile”?

Cucina al femminile per me significa ricordarsi dei gusti di ciascuno, riuscire a far un buon piatto con quello che trovi in frigo, imparare e preparare ricette lunghe e complicate: tutte cose che facciamo per esprimere amore e amicizia. A noi donne piace sempre dare il meglio: troviamo sostituti agli ingredienti mancanti, pensiamo ai dettagli che trasformano un piatto normale in uno fantastico: i colori, gli abbinamenti di sapori, di texture. Cuciniamo con premura, e questo è l’ingrediente principale.

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