Anna Castelli non solo Kartell. Esce il nuovo libro Oilà Electa

0
170
Anna Castelli

Anna CastelliA poca distanza dalla Milano Design Week 2023, la neonata collana OILÀ, curata da Chiara Alessi per Electa, si arricchisce di 3 nuovi titoli sul design al femminile tra cui: “Anna Castelli Ferrieri. Lo so quel che mi faccio”, della stessa Chiara Alessi.

Nelle foto che la ritraggono Anna Castelli sorride sempre, spesso con gli altri, quasi sempre per gli altri. Ma c’è almeno una volta in cui non lo fa. Una volta in cui cambiano completamente i toni
attraverso i quali ci è restituita la sua immagine di signora composta, elegante, ordinata, placida. E mi piace che quell’occasione si verifichi proprio quando si trova a difendere un progetto tutto femminile, tutto di architettura e tutto per sé.

Anna Ferrieri viene spesso citata, anche nella voce di Wikipedia a lei dedicata, come co-fondatrice insieme al marito Giulio Castelli, nel 1949 di Kartell, l’azienda di arredi in plastica oggi diretta da suo genero, marito della figlia Maria. In realtà, Anna Castelli è stata l’art director di Kartell per vent’anni tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, ma prima ha avuto una carriera assolutamente autonoma, come architetta, o meglio, come teorica, pensatrice, direttrice di riviste di settore (capo redattrice della rivista Costruzioni-Casabella sotto la direzione di Giuseppe Pagano e di Edoardo Persico e corrispondente per l’Italia della rivista inglese Architectural Design) e insegnante.

Il suo percorso nel mondo dell’architettura, dopo essere
stata allieva di Franco Albini, si sviluppa soprattutto nello studio di Ignazio Gardella, insieme al quale realizza alcuni dei suoi progetti più significativi, come la sede dell’Alfa Romeo ad Arese e quella di Kartell a Noviglio.

Cini Boeri ha raccontato che furono proprio Franca Helg, che ha collaborato per anni con Albini, e Anna Ferrieri, reduci dalle loro esperienze con i grandi maestri milanesi, che le suggerirono di prendere una strada autonoma nel progetto, uscendo dallo studio di Marco Zanuso. Nel 1968 alla Hallmark Gallery di New York, Anna Castelli espone insieme al marito Giulio, ai fratelli Achille e Piergiacomo Castiglioni e a Gae Aulenti. È in quegli anni che inizia a interessarsi di cultura industriale e design del prodotto, perché – dice – in quegli anni sta cambiando tutto.

Anna CastelliÈ con Kartell, azienda nata con l’idea di dedicarsi alla produzione plastica di oggetti d’uso quotidiano e arredi, che Anna Castelli realizza alcuni dei suoi progetti più noti al grande pubblico
in cui il materiale plastico è impiegato in modo disinvolto e creativo: la sedia in plastica 4870, per la quale vince un Compasso d’Oro nel 1987, con un tempo di realizzazione di 80 secondi netti, e i componibili, i mobiletti contenitori realizzati prima in forma rettangolare e poi soprattutto noti nella variante cilindrica, registrati col codice 4970, progettati nel 1967.

Oilà presenta le storie di protagoniste del Novecento, figure femminili che nel panorama ‘creativo’ italiano e internazionale (dal design alla moda, dall’architettura alla musica, dall’illustrazione alla grafica, dalla fotografia alla letteratura) si sono distinte in rapporto a discipline e mestieri ritenuti da sempre appannaggio dell’universo maschile.

Il giocoso titolo della collana, OILÀ, riprende una celebre strofa della canzone popolare socialista La lega, poi entrata nel repertorio delle mondine. “Sebben che siamo donne paura non abbiamo, abbiamo delle belle e buone lingue e ben ci difendiamo. A oilì oilì oilà e la lega la crescerà”.

Ma OILÀ è anche un modo di salutare qualcuno che non ci si aspettava, il suono che esprime una sorpresa. Questa collana è un’esclamazione alle donne e al loro lavoro. Il progetto grafico è a cura dello Studio Sonnoli.

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here