#Fase2 Il made in Italy deve riconquistare quote di mercato

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A poco più di una settimana dalla riapertura degli impianti produttivi del made in Italy abbiamo chiesto a Antonio Bertoli, presidente di Anima Fiac un commento sull’attuale contingenza e sugli sviluppo futuri dei mercati di riferimento.

Antonio Bertoli presidente Anima-Fiac“Da marzo tutti i nostri clienti sono chiusi e, conclusa la prima settimana della cosiddetta “Fase 2”, non è chiaro ancora quando apriranno. Durante il lockdown la vendita dei nostri prodotti all’interno delle catene di distribuzione, aperte per l’approvvigionamento di generi alimentari e beni di prima necessità, non è stata consentita, seppur la necessità di articoli per la cucina e la casa sarebbe ancor più necessaria durante un periodo di permanenza forzata all’interno delle proprie abitazioni. Abbiamo cercato di sensibilizzare le istituzioni, attraverso vari canali, anche tramite l’associazione di categoria, senza mai ricevere una risposta adeguata, mentre gli altri Paesi, durante questo periodo, hanno sempre permesso questo tipo di vendita. Ci troviamo quindi di fronte ad uno scenario estremamente negativo: pagamenti sospesi, ordini annullati, costi fissi costanti, mitigati dalla sola cassa integrazione (che peraltro dobbiamo anticipare, dopo aver già corrisposto tutto il periodo di ferie possibile), scadenze fiscali prossime e le scadenze dei fornitori che intendiamo assolutamente onorare.
Ancor di più, non è difficile prevedere la conseguente chiusura di numerosi clienti, che causeranno un danno micidiale, oltre che a se stessi a tutto il settore.
Molte aziende del nostro settore – fabbricanti italiani di articoli per la casa, la tavola ed affini – hanno finalmente potuto riaprire dopo diverse settimane di totale, o parziale, fermo produttivo, seppure in modo parziale per evadere i pochi ordini rimasti, ciò però è servito per collaudare tutte le procedure per una riapertura in massima sicurezza e rispettare tutte le precauzioni richieste dal “Protocollo condiviso di regolamentazione” firmato da Governo, parti sociali e sindacati. La maggior parte delle nostre aziende ha inoltre riorganizzato le attività produttive per poter proseguire le attività stesse in sicurezza.
Adesso ci tocca il compito più difficile: aspettare ed aiutare a far ripartire i nostri clienti italiani ed esteri, riacquisire le quote di mercato che sono andate perdute durante questa fase di lockdown. A partire dalla sempre ottima reputazione del made in Italy che, negli ultimi due mesi, è stata in parte intaccata. Ricordiamo che il nostro settore è fortemente votato all’export, con una quota superiore al 60% e un volume di esportazioni che ha sfiorato i 600milioni di euro nel 2019 (dati Ufficio Studi Anima)”.

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