Il 2013 è l’Anno Internazionale della cooperazione nel settore idrico ed è per Cotton Council International l’occasione per presentare modalità e risultati con cui ogni giorno, concretamente, migliaia di coltivatori di cotone americano sono impegnati nella riduzione degli sprechi di acqua – ma anche di altre risorse – e più in generale, nella costruzione di una filiera sostenibile*. Il cotone è una coltivazione resistente al calore e alla scarsità d’acqua: solo il 35% dei campi coltivati a cotone negli USA richiede irrigazione, mentre il 65% utilizza la sola acqua piovana. I coltivatori che adottano l’irrigazione, inoltre, utilizzano strumenti tecnologici avanzati che permettono di valutare in modo puntuale la necessità di irrigare, indicando tempistiche e quantità realmente “richieste” dalle piante. L’adozione estesa di questi strumenti ha permesso, nel corso degli anni, di ridurre enormemente la quantità di acqua usata per l’irrigazione.
(*Definizione di sostenibilità: “tipologia di sviluppo che soddisfa le esigenze presenti senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze”. La sostenibilità fa quindi riferimento a tre ambiti: ambiente, economia e qualità della vita.)
Grazie all’uso di moderne tecnologie i coltivatori statunitensi sono stati in grado di rispondere a crescente domanda di fibra senza occupare aree di terreno più estese, per preservarne le risorse naturali o renderlo disponibile per altri usi. Queste tecniche permettono anche una minore erosione del suolo, una ricchezza per le future generazioni. Tra le pratiche ampiamente adottate: Conservation Tillage, metodi di conservazione del terreno che ne preservano il depauperamento e che consentono di risparmiare più di un miliardo di litri di carburante per trattori, oltre a limitare le emissioni di gas serra (CO2). Tecnologia GPS applicata a sensori posti sui mezzi agricoli (ad esempio trattori) che rilevano le reali necessità delle coltivazioni, riducendo al minimo indispensabile l’uso di fertilizzanti e pesticidi, così come i consumi di acqua.
Gli USA sono il maggiore esportatore di cotone al mondo
Il cotone, incluso il seme, è “energy positive”, ovvero crea più energia di quanta ne consumi la sua produzione. La pianta di cotone, come tutte le altre piante, estrae CO2 dall’aria e immette ossigeno nell’atmosfera. La coltivazione mondiale di cotone rimuove circa 36 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, quella di cotone americano ne rimuove circa 5-6 milioni di tonnellate. Inoltre, ogni parte della pianta viene utilizzata: i semi vengono frantumati per la produzione di olio, diventando così un prodotto alimentare e per questo regolamentato dalla Food & Drug Administration, oppure vengono utilizzati per l’alimentazione dei ruminanti; la lanugine intorno ai semi produce fibre vegetali per la tessitura.